STORIA

 


PREMESSA

     Il 15 Agosto 1990 sarà, per la Comunità Parrocchiale di Polinago, un giorno da ricordare.
     Dopo quasi quattro anni di lavoro vengono, dall’Arcivescovo Mons. Santo Quadri, solennemente inaugurati i restauri all’antica chiesa plebana e ai due magnifici campanili.ùl’arciprete don Paolo Fratti può finalmente vedere coronati i tanti sforzi da lui compiuti per portare in porto quest’opera, per noi Polinaghesi, grandiosa.
     La popolazione di Polinago, che con tanta generosità ha contribuito, alle spese, ammira commossa la sua amata chiesa splendidamente rinnovata e ne va orgogliosa.
     Perché questo avvenimento venga tramandato alle generazioni che verranno, il Consiglio Parrocchiale mi ha sollecitato a completare, con questo quaderno, la breve storia della nostra chiesa, da me pubblicata nel 1987, mentre si stava dando inizio ai lavori di consolidamento e di restauro.
     Ho accettato per il grande amore che porto alla chiesa del mio battesimo e della mia prima Messa.
     Più che scrivere sul complesso ristrutturato, riporterò dati sui singoli lavori compiuti, dando, alla fine, campo alle immagini.
     Nei tempi presenti si dà più credito alla foto che riporta gli avvenimenti e i fatti, che alla lettura dei medesimi.
     Per i dati e le spiegazioni avute, ringrazio l’amico geometra Antonio Roncaccioli, che con disinteresse e passione ha seguito l’esecuzione di tutti i restauri.
     Questo quaderno viene pubblicato a mie spese e dato in dono alla parrocchia di Polinago, il ricavato, se ci sarà, andrà, con altre offerte, per pagare gli eventuali debiti rimasti.

LA CHIESA

     L’edificio chiesa è il centro e il cuore della Parrocchia.
     E’ dovere dei parroci e dei fedeli conservarlo curandone la stabilità, restaurarlo quando il caso lo richieda e possibilmente abbellirlo.
     Fra i sei parroci che la parrocchia di Polinago ha avuto negli ultimi due secoli 1789-1989, tre si sono esemplarmente prodigati per la nostra antica chiesa.
     Don Lorenzo Casolari di S. Martini Vallata 1834-1880 l’à portata allo stato attuale alzando la navata centrale, ricostruendo dalle fondamenta la facciata e togliendo dalle pareti laterali i due portici rientranti nella chiesa.
     Infine ha innalzato l’Oratorio di S. Anna, dove scelse di essere sepolto.
     Don Giovanni Benvenuti di Magrignana 1880-1910 l’à abbellita facendola decorare dal pittore modenese Giovanni Mancini e opera poderosa, ha innalzato il campanile maggiore.
     A lui si deve pure la costruzione dell’Oratorio di Cinghianello.
     Infine don Paolo Fratti di Frassinoro 1974… l’à consolidata e resa quasi nuova con i restauri che ricorderemo nelle pagine di questo quaderno di storia polinaghese.

PRIMI URGENTI LAVORI

     L’arciprete Don Fratti chiamato nel 1974 a reggere la parrocchia di Polinago notò subito, come lo facevamo noi da tempo, lo stato di degrado in cui si trovava l’edificio chiesa.
     Necessitava provvedere quanto prima al ripristino del manto del tetto.
     Le navate minori per la continua infiltrazione d’acqua avevano l’intonaco in uno stato irreparabile, con possibile danno alle volte, ma quello che urgeva di intervento immediato era il campanile minore.
     Questo piccolo campanile, campanilino come lo chiamava la gente, minacciava di cadere sulla chiesa.
     Nel 1975 fu notata una notevole pendenza. Fu subito avvisato l’Ufficio Tecnico Comunale e il Genio Civile.
     Tecnici del Genio Civile di Modena compirono il giorno 1 ottobre 1975 un sopraluogo e ne constatarono la pericolosità.
     L’edificio inclinava sulla verticale cm 1 per metro lineare, quasi a limite di ribaltamento sulla chiesa.
     Fu deciso la chiusura al pubblico della chiesa e il Sindaco provvide anche alla chiusura dell’adiacente via Paolo Ferrari e a recintare, con transenne, la piazza antistanta l’edificio sacro.
     In seguito ad un sopraluogo congiunto fra Curia Arcivescovile di Modena, la Sovrintendenza ai Monumenti di Bologna, la Prefettura di Modena e il Provveditorato alle opere pubbliche di Bologna, in data 15/10/1975 la Sovrintendenza ai monumenti di Bologna riconosceva l’edificio di interesse storico artistico ai sensi dell’articolo 4 della legge 1/6/1939 n. 1089.
     Era il primo passo per ottenere dallo Stato i mezzi per riparare i gravi danni di questo piccolo monumento di antichità e di arte.
     A seguito di nuovi sopraluoghi compiuti nei giorni 5 – 6 – 9 – 10 dicembre 1975 veniva accertato l’ulteriore aggravarsi della pericolosità, specialmente dopo il crollo di una volta adiacente alla vecchia sagrestia, base del campanile.
     Il giorno 12/12/1975 il Provveditorato alle OO.PP. e la Sovrintendenza ai monumenti per l’Emilia affidavano i lavori di consolidamento al campanilino alla Cooperativa Edile Muratori di Polinago, unica che si era dimostrata disponibile, anche per i gravi rischi che l’esecuzione delle opere comportava.
     Si dava così inizio ai lavori di consolidamento del campaniletto.
     Per un secondo tempo era già anche assicurato lo stanziamento per il rinnovo del manto del tetto della chiesa.
     Per il rinnovo dell’intonaco dell’interno, lo stanziamento era stato soltanto prospettato, in attesa di trovare i mezzi necessari.
     L’arciprete don Paolo, con tutta la sua insistenza, arriverà, dopo anni, a ottenere anche questo.

CONSOLIDAMENTO DEL CAMPANILE MINORE

     L’attuale chiesa, costruita nei primi anni del 1500, fu innalzata accanto ad un primitivo Oratorio e sopra la sagrestia di questo fu eretto, in un epoca a noi incerta, l’attuale campaniletto.
     La base di questo fu ritenuta ed è ancora più che solida.
     Il problema fu innestare il nuovo sul vecchio. I nostri avi ricorsero ad una intelaiatura di travi e di altri pezzi di legno duro.
     Descrivere tutto il lavoro compiuto dai nostri ingegneri per consolidare e raddrizzare il manufatto è molto difficile.
     E’ opera di alta ingegneria. Furono inseriti spezzoni di travi di IPE 12 tra travi reticolari e le strutture murarie del campanile, così da ripartire opportunamente in tre tralicci il carico della torre campanaria stessa.
     Furono inoltre posti incroci di catene tra muro e muro della sagrestia così da cucire il detto locale sul quale grava tutto il peso sovrastante.
     Per rendere più sicuro il basamento furono chiuse due delle tre porte aperte in tempi successivi.
     Una porta metteva in comunicazione questa sagrestia con il coro della chiesa.
     Un’altra, di fronte, portava nel vecchio oratorio del Gonfalone, in parte poi adibito anch’esso a sagrestia.
     L’ultima porta, quella che ora è rimasta, immette naturalmente nella chiesa.
     Come tutte le cose hanno la loro storia, così anche questo campanilino ha la sua.
     Soffrì molto nel terremoto del 14 luglio 1811. Nel 1829 si ruppe la campana maggiore.
     Vennero rifuse tutte e quattro e nell’occasione si riparò il campanile e fu rifatto il travaglio delle campane.
     Nel 1890 l’arciprete don Benvenuti compì nel vecchio campaniletto lavori di restauro e lo alleggerì del peso delle due campane maggiori, passate nel nuovo campanile.
     Dopo il consolidamento compiuto nel 1976 a spese dello stato, nel 1988 a spese della parrocchia è stata consolidata la guglia mediante sostituzione della struttura portante, formata da un telaio di travi di legno lesionato, con un telaio di travi di ferro.
     Il parametro esterno della restante muratura listata di cotto e tufo è stato stuccato.
     Nel 1989 il parametro esterno della restante muratura di pietrame è stato intonacato e tinteggiato ad eccezione della muratura del primo piano formata di elementi di arenaria squadrata, risalenti al basso medioevo, con una magnifica monofora, posta ad oriente.
     Il parafulmine, molto rudimentale è stato sostituito con uno a più calate, conforme alle norme vigenti.
     Il campaniletto à un’altezza di circa 25 metri, di cui 5 costituiti dalle strutture romaniche.
     Gli ultimi lavori di restauro sono stati fatti dalla Cooperativa Muratori di Saponiero.

NUOVO MANTO DEL TETTO DELLA CHIESA

     Perché l’edificio di una chiesa duri a lungo deve avere solide fondamenta, deve essere ben legato ed avere un tetto che non perda acqua.
     Dopo una pioggia abbondante io non manco mai di osservare il soffitto della chiesa che amministro e se noto una infiltrazione d’acqua immancabilmente, in settimana, mando uno a riparare il guasto.
     E’ quanto mai indecoroso vedere volte di chiese coperte di macchie nere procurate dalla continua infiltrazione di acqua piovana.
     La chiesa di Polinago, purtroppo, era, da lunghi anni, una di queste.
     Finalmente nel 1978 con un secondo finanziamento del Provveditorato alle OO.PP. di Bologna, potè essere compiuto anche questo lavoro di restauro.
     Esecutrice fu sempre la Cooperativa Edile Braccianti di Polinago, che rifece il manto di copertura in toto.
     Per assicurare la stabilità delle volte sottostanti, forse indebolite dalle ripetute infiltrazioni di acqua, furono consolidate con biacca e rete nei tratti nei quali fu ritenuto necessario.
     Il tetto, sia della navata centrale che quello delle laterali, fu impermeabilizzato per impedire per sempre ogni infiltrazione d’acqua.
     Si provvide pure alla posa di grondaie e relative tubazioni di discesa.
     Le volte bagnate della chiesa ebbero tutto il tempo per asciugarsi, in attesa di un altro contributo statale, promesso e ripromesso per il rinnovo dell’intonaco interno della chiesa.

RESTAURO INTERNO DELLA CHIESA

     In data 23 novembre 1986 il parroco di Polinago inviava i seguenti telegrammi:
     “Spett. Nucleo Operativo Provveditorato alle OO.PP. via Fonteraso 15 Modena.
     Grave incombe pericolo incolumità cittadini costringemi transennare chiesa parrocchiale monumentale Santa Maria Assunta Polinago (Modena).
     Richiesta più volte ispezione Provveditorato OO.PP. Bologna.
     Attesa notizie. Cordialità. Parroco Son Paolo Fratti”.
     Con la stessa dicitura e la stessa data ne veniva inviato un altro al Sovrintendente ai Monumenti dell’Emilia, via IV novembre Bologna.
     Dopo pochi giorni altri telegrammi.
     “Eccellenza Provveditore OO.PP. via Menotti 2 Bologna.
     Chiesa monumentale parrocchiale Santa Maria Assunta Capoluogo tutelata ai sensi della legge 1/6/1936 n. 1089 chiusa ordinanza Sindaco dal novembre 1986 pericolo incolumità cittadini grave disagio popolazione chiedesi intervento somma urgenza legge 292/1968”.
     Un altro telegramma dello stesso tenore era inviato al Direttore Generale Edilizia popolare e sovvenzionata Porta Pia Roma.
     Le cose stavano così: non cadendo più acqua sulle volte della chiesa, l’intonaco asciugandosi si staccava e cadendo costituiva un pericolo costante per le persone che si trovavano o passavano sotto.
     A questo si aggiungeva la disgregazione di elementi costitutivi la facciata della chiesa.
     In una notte di fine ottobre, per un forte vento che investì tutta la provincia, si staccò una grossa pietra dalla facciata e piombò davanti al portone d’ingresso della chiesa. Fortunatamente, data l’ora, non vi era nessuno.
     Il Provveditorato alle OO.PP. di Bologna inviò tecnici per un controllo.
     Fu accertato il pericolo conseguente il distacco di intonaco nell’interno della chiesa, e venne alla luce anche un nuovo pericolo, cioè l’instabilità dell’impalcato di sostegno dell’organo.
     Finalmente il Provveditorato trovò il modo di concedere uno stanziamento di 69 milioni per il rifacimento dell’intonaco interno, per la tinteggiatura delle pareti e delle volte, per il consolidamento del palco dell’organo e per una parziale sostituzione di tela.
     Il restauro interno era previsto per il 1988, ma ebbe inizio soltanto nel gennaio 1989, per le solite lungaggini burocratiche.
     La durata dei lavori fu contrattualmente fissata in 120 giorni, ma si è arbitrariamente protratta fino a giugno inoltrato.
     L’esecuzione dei lavori, posta all’asta, fu vinta da un impresario bolognese, con il quale si sono avute, purtroppo, varie contestazioni.

RESTAURO DELLA FACCIATA

     Lo Stato aveva fatto la sua parte, la Comunità Parrocchiale doveva fare la propria, tanto più che il degrado in cui si era venuta a trovare la chiesa non era tutta colpa dei passati parroci, ma anche dei fedeli stessi che, per quieto vivere, non avevano sollecitato e spinto i loro sacerdoti ad operare.
     Negli anni 80 si cominciò a raccogliere offerte e nel 1987 si diede inizio a quei lavori che lo Stato non poteva finanziare.
     Si partì con il restauro della facciata della chiesa.
     I lavori furono iniziati il 9 luglio e condotti felicemente a termine, dalla Cooperativa Muratori di Saponiero, il 30 ottobre successivo.
     Contemporaneamente dalla medesima Cooperativa fu compiuto il restauro della guglia del campaniletto e l’intonaco del medesimo.
     L’arenaria della facciata della chiesa essendo di pietra friabile, non aveva resistito alle intemperie e all’usura degli anni.
     Fu necessario sostituire numerosi elementi lapidei degradati, le spalle delle porte, i cornicioni del tetto, i capitelli e parte dei pinnacoli sovrastanti.
     Le parti dei cornicioni e dei capitelli più esposte alle intemperie sono state protette con copertine di piombo.
     Fu pure sostituita la zoccolatura di pietra bianca, giudicata impropria, con una zoccolatura di arenaria.
     Nel rosone è stata collocata una vetrata istoriata della Ditta Melini di Firenze nella quale è raffigurato Gesù Buon Pastore, opera della pittrice modenese Ornella Vaccai.
     Nell’ancona sottostante, che portava dipinta l’immagine di Maria Assunta, quasi del tutto scolorita, è stato collocato un mosaico, della stessa Ditta fiorentina, nel quale è stata riprodotta l’immagine della bella statua dell’Assunta, che dall’alto del presbiterio domina tutta la chiesa.
     Le pietre che hanno sostituito le dissestate sono di arenaria locale e sono state tagliate dalla Società Cave Varana.
     
PAVIMENTO NUOVO

     Sempre a spese della Comunità Parrocchiale e di offerenti privati, in maggioranza ex parrocchiani è stato rinnovato tutto il pavimento della chiesa.
     Circa l’esecuzione di quest’opera vi sono stati pareri diversi, riguardanti non solo il lato artistico e storico, ma soprattutto la praticità, problema questo da non trascurare.
     Chi voleva il pavimento in cotto fiorentino come era, in parte, originariamente sotto i banchi e chi lo voleva in marmo.
     Il cotto si adattava più allo stile della chiesa e soprattutto alle magnifiche colonne ottagonali di pietra arenaria, prima intonacate ed ora riportate al vivo.
     E’ stato scelto il marmo, che però nel suo insieme sta bene, per i colori e la qualità del medesimo.
     Si è preferito il marmo botticino e il rosso di Asiago.
     La posa è stata fatta a scacchiera nelle tre navate.
     Nelle cappelle laterali e nel presbiterio e nel coro è stato fatto con marmo botticino e verde scuro.
     Sono state mantenute le soglie, i gradini e le balaustre attuali, ancora in buono stato di conservazione.
     Con la pavimentazione si provveduto a risanare la chiesa dall’umidità, mediante la costruzione di una cabaletta di ventilazione lungo tutto il perimetro interno.
     Il pavimento è stato messo in opera dalla Ditta di Sassuolo Jolly Casa – Grandi Marmi dei fratelli Manfredini.

RESTAURO DELLA GUGLIA DEL CAMPANILE MAGGIORE

     Appena tre anni dopo il suo ingresso nella parrocchia di Polinago, l’arciprete don Benventi diede inizio alla costruzione di un’opera grandiosa, un nuovo campanile, che per la sua posizione, per la sua maestosità domina tutta la valle sottostante.
     In un documento scoperto recentemente, troviamo scritto, in brevi parole, la storia di questo straordinario arciprete di Polinago.
     Il nuovo campanile fu disegnato dallo stesso don Benedenti, che diresse personalmente i lavori e lavorò lui stesso.
     La costruzione fu compiuta in 26 mesi, anni 1883-1884.
     Fu coadiuvato dal fabricere Roncaccioli Domenico Antonio.
     Il campanile sorge sul luogo dove i Montecuccoli avevano innalzato una torre fortificata.
     Nella torre campanaria del nuovo campanile è alloggiato un pesante concerto (15 quintali) della ditta Battista Stefani di Fontanaluccia 1830-1858.
     Anche la guglia di questo campanile, con gli anni, aveva subito uno sfaldamento dell’intonaco con pericolo di caduta dello stesso sulla casa sottostante e sul passaggio tra questa e il campanile.
     Nell’euforia per tutti i lavori in corso è stato deciso di compiere anche il restauro della cupola del campanile maggiore.
     Per evitare la spesa dell’impalcatura e il ponteggio, il lavoro è stato affidato all’Impresa Altoatesina, Norbert Oberhofer specializzata nel genere, che ha compiuto le seguenti opere:
     Pulitura della cupola e demolizione completa dell’intonaco.
     Rifacimento intonaco con armatura di rete metallica e motta di cemento e calce ed infine copertura con lastre di piombo graffate e ripiegate sulle giunture in verticale.
     Pulitura del tiburio, con demolizione dell’intonaco e rifacimento del medesimo, ricostruendo spigoli, cornici, sbalzi e fregi come l’originale e copertura di piombo delle lesene.
     Eliminazione e ricostruzione del cornicione alla base della cupola con l’uso di staffe in ferro e protezione con copertura di piombo.
     Infine rifacimento dei quattro capitelli, pulitura della ringhiera e della base del tiburio.
     E’ stato pure installato un nuovo parafulmine a due calate.
     L’importo complessivo della spesa è stato di 45 milioni, di cui dieci pagati dal Comune, cinque dalla Comunità Montana del Frignano, cinque dei rimpettaio Sig. Roncaccioli Antonio, e venticinque offerti dalla popolazione.
     I lavori iniziati nel settembre 1989 sono terminati nel marzo 1990.

RISTRUTTURAZIONE DEL PRESBITERIO

     Il presbiterio della chiesa di Polinago è abbastanza ampio, soprattutto è bello per il suo grande altare di marmo e l’elegante cupola che copre il tabernacolo.
     Le due aperture laterali con sopra i due busti di marmo, che rappresentano S. Rocco comprotettore di Polinago e S. Geminiano protettore di Modena, allargano ancora di più la vista dell’altare.
     Dopo il Concilio Vaticano II, per adeguare alla nuova liturgia la Celebrazione Eucaristica, fu porto davanti al vecchio altare di marmo, un altare metallico, di dimensioni ridotte.
     Era quindi necessaria una ristrutturazione adeguata. Pur lasciando il vecchio altare, si doveva creare maggiore spazio per la sistemazione di un secondo altare stabile e decoroso.
     Occorreva, in poche parole, l’intervento di un architetto. Don Paolo si è rivolto perciò all’architetto Sorzia di Modena, che gentilmente ha provveduto a formulare un progetto adeguato.
     L’apertura della balaustra, costituita da bellissime colonne di marmo rosso di Verona, è stata allargata per migliorare l’accesso al presbiterio e per rendere visibile tutto il nuovo altare, formato da una grande mensa di marmo, sostenuta da sei colonne, di cui quattro appartenenti al vecchio altare, la cui mensa è stata ridotta lasciando quel tanto sufficiente per porvi sopra vasi di fiori o altro necessario all’altare.
     Essendo stato abbassato il piano, per salire al tabernacolo del vecchio altare, sono stati accostati due dei preesistenti gradini.
     Il restante pavimento del presbiterio e del coro è stato coperto con elementi di marmo botticino e verde scuro.
     Il coro seicentesco, in legno di noce, verrà restaurato in seguito.
     La ristrutturazione del presbiterio e il restauro del coro è dono della Sig.ra Roncaccioli Lidia che in questo modo ha voluto ricordare la sorella defunta Emma.
     L’offerta è stata di venti milioni, sufficienti a pagare la spesa di tutta l’opera.
     Una targa posta nel coro, ricorda questo atto generoso.

ALTRI LAVORI NELL’INTERNO DELLA CHIESA

     L’arciprete don Giovanni Benedenti nel 1891 aveva fatto decorare l’interno della chiesa dal pittore modenese Giovanni Mancini.
     Nell’ultimo dopoguerra queste festose decorazioni sono state sprovvedutamente coperte di calce, data sull’ormai rovinato intonaco della chiesa.
     Erano rimasti gli 8 medaglioni che riproducono i santi titolari delle parrocchie, una volta, suffraganee della plebana di Polinago, medaglioni purtroppo privati di parte della cornice originaria e qualcuno anche un po’ rovinato da spruzzi di calce.
     Il compaesano Mons. Renato Bruni, che attualmente lavora in una congregazione vaticana, con generosa offerta ha provveduto al rifacimento delle cornici e alla ripulitura di questi medaglioni, opera di un pittore che forse il tempo valorizzerà.
     Il lavoro è stato compiuto dalla Ditta GER-SON di Bologna.
     Altro restauro ben fatto è stato lo scoprimento dei conci di arenaria che formano le bellissime colonne ottagonali, che dividono la navata centrale dalle laterali.
     E’ stato tolto l’intonaco e sono stati stuccati gli elementi calcarei.
     L’altare seicentesco dell’Oratorio della Colombara, posto provvisoriamente nella sagrestia sottostante il campaniletto è stato sistemato nella cappella adiacente la sagrestia nuova.
     E’ un’opera d’arte che i fratelli Dottori Anna e Carlo Roncaccioli hanno donato alla chiesa di Polinago, dopo averla fatta restaurare a loro spese.
     Altro spostamento. Il quadro della Madonna del Rosario, fatto nell’anno 1621, restaurato nel 1822 dal pittore milanese Antonio Jenti, essendo arciprete don Pietro Tagliazucchi e fabbricere don Michele Roncaccioli, è stato rimesso al suo posto, dal quale era stato tolto nel 1917. Ora lo possiamo ammirare sul suo seicentesco altare.
     Il nuovo impianto della voce è stato installato dalla Ditta MIZAR di Querceta (Lucca).
     Tutti i lavori in ferro sono dei fratelli Coccetti Pietro e Leonardo e di Fognari Modesto.
     Per i lavori in legno hanno prestato la loro opera le Falegnamerie di Gualmini Mario e Giuliano e di Pinotti Bruno, per i lavori da lattoniere Muccini Palmo, per quelli edili Barigazzi Aldo e Ranuccini Romano.
     Da Mosci Angelo di Frignano sono stati restaurati il Pulpito della chiesa e le due Bussole delle porte laterali: il tutto è in splendida noce.
     Da Rivi Severino di Roteglia sono stati invece restaurati i due Confessionali, in noce finemente lavorata, posti ai due lati dell’entrata della porta principale. Portano la data 1704 e il nome dell’offerente: l’arciprete Don Paolo Perotti.
     La tinteggiatura esterna ed interna della chiesa è stata fatta da Dalmazzini Eros di Pavullo.
     Uno speciale e grande impianto di illuminazione è stato instaurato nella chiesa.
     Progettista è stato il perito elettrotecnico Rabacchi Luigi ed esecutore è stato Pasini Renato di Montebonello.
     Infine una parola di plauso e di ringraziamento ai tanti volontari che gratuitamente hanno prestato la loro opera, come nella sverniciatura delle ringhiere-balaustre degli altari laterali e in tanti altri piccoli e umili lavori.
     Per la tenuta contabile hanno assistito e coadiuvato l’arciprete Don Paolo Fratti i signori: Bodoni Adriano, Bonvicini Aristide e Contri Franco.

RESTAURO DELL’ORGANO

     La chiesa di Polinago possiede un organo che altre parrocchie neppure sognano.
     Risale alla fine del 1500 ed è opera del famoso organaro Baldassarre Salamini.
     Quest’organo, per due secoli, fu amorevolmente custodito dalle Suore di S. Geminiano in Modena.
     Nel 1784 fu restaurato da un altro grande esperto organaro: Agostino Traeri.
     Con l’avvento della rivoluzione francese, nel 1794, il convento di queste Suore fu soppresso e l’organo venduto all’asta.
     L’acquistò fortunatamente la parrocchia di Polinago.
     Negli anni 1800 e 1900 ha subito vari restauri e, quantunque fatti da organari inesperti, non ha perduto le caratteristiche originarie.
     L’ultimo restauro è recente, è degli ultimi due anni: lo ha effettuato l’organaro Pierpaolo Bigi di Villa Cella di Reggio Emilia, a spese della Sovrintendenza per i beni artistici e storici.
     La facciata non è mai stata soggetta a modifiche. Ha sempre le sue delicate decorazioni pittoriche, che la sorella del Bigi, sig.ra Evelina ha ora ravvivato nei suoi colori verdi.
     Della stessa Signora sono le raffigurazioni di antichi strumenti musicali ed angioletti che adornano il parapetto del palco dell’organo, che a spese del Provveditorato alle OO.PP., è stato reso solido con travi di ferro.
     I lavori invece di decorazioni sono stati fatti a spese della parrocchia.
     La relazione che Pierpaolo Bigi ha scritto sui lavori di restauro, da lui compiuti, è stata presentata al pubblico di Polinago in occasione del primo concerto di inaugurazione, eseguito il 4 agosto 1990.

LA CHIESOLINA

     Quante volte l’arciprete Don Paolo Fratti ha chiuso al culto la chiesa parrocchiale, perché inagibile o per lavori in corso, io non lo saprei dire.
     La popolazione ha ogni volta sopportato questo disagio pazientemente.
     Si è rimediato sempre celebrando, alla domenica, la santa Messa nel cinema parrocchiale e nei giorni feriali nella chiesolina.
     Questa chiesolina voluta e costruita dall’arciprete Don Lorenzo Casolari nel 1842, quando per tre anni lavorò alla ricostruzione della chiesa, si è mostrata dopo 150 anni ancora provvidenziale.
     Continua ad essere la chiesa feriale, ambita nel periodo invernale, perché facile ad essere riscaldata.
     Don Paolo, nei primi anni del suo parrocato, l’à ristrutturata pavimentandola in cotto, dotandola di riscaldamento proprio e di n. 12 banchi nuovi.

GLI OFFERENTI

     Chi ha offerto per i restauri l’à fatto certamente per l’amore che porta alla chiesa madre: alla chiesa del suo battesimo.
     Non è il caso di riportare, in questa breve storia, le singole offerte.
     Sarebbe un elenco troppo lungo: non sarebbe sufficiente questo quaderno, ne occorrerebbe un secondo.
     Le singole offerte, con il nome degli offerenti, sono state già esposte, in questi anni, anche in chiesa.
     Quello che vale di più è che Dio le abbia già trascritte nel libro dell’altra vita.
     L’arciprete Don Paolo Fratti certamente le ritrascriverà per l’archivio parrocchiale.
     L’archivio si potrebbe definire il cervello delle parrocchie, cioè la mente che conserva le buone e le cattive notizie, i fatti e gli avvenimenti che hanno rallegrato o addolorato le genti del luogo.
     La storia, maestra della vita, ricorderà, per edificazione, alle future generazioni di Polinago che, alla fine del ventesimo secolo, i parrocchiani offrirono oltre trecento milioni di lire per il restauro e l’abbellimento della loro amata chiesa, dimostrando, in tal modo, che in loro c’era ancora tanta fede e tanta generosità per il decoro della casa di Dio.